Consulta l'archivio biografico
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Morì a Roma nel 1528.
Le sue origini palermitane sono affermate da diversi scrittori e segnatamente da Lucio Marineo.
Viaggiò per tutta l'Europa e visse a lungo a Roma dove perfezionò le sue conoscenze e dove morì nel 1528.
Col consenso della famiglia (era sposato) abbracciò lo stato ecclesiastico e lo si ritrova alla corte del papa Alessandro VI a recitare un'orazione il giorno dell'Ascensione.
A Napoli fu in contatto con Giovanni Pontano, Jacopo Sannazzaro ed altri esponenti della cultura napoletana.
Il suo protettore, Gonsalvo di Cordova, gli procurò il canonicato nella Cattedrale di Napoli; partito quest'ultimo, entrò nelle buone grazie di Prospero Colonna e di Pietro Navarra.
Ritiratosi a Sorrento in un periodo per Napoli di guerre e turbolenze, portò a termine parecchie opere.
Tra i suoi numerosi libri: una raccolta di composizioni poetiche del 1532, gli "Epigrammata selecta", pubblicato a Palermo da Giovambattista Maringo nel 1606.
Si conserva l'opera manoscritta "Petri Gravinae panhormitani poematum libri, ad IIIustrem Jannem Franciscum de Capua Palenensium comitem", che contiene fra l'altro la sua biografia scritta da Paolo Giovio.