Consulta l'archivio biografico
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Nato a Palermo il 23 febbraio 1907 e morto il 23 marzo 1992.
Conseguì la maturità al liceo classico "Umberto I" e si laureò in Giurisprudenza a Palermo. Fin dal primo anno di Università con Salvatore (Tito) Villari si dedica allo studio del diritto costituzionale di Gaspare Ambrosini e, nell'anno della firma dei Patti Lateranensi, svolge la tesi di laurea sul "Matrimonio concordatario", voluta dal relatore G. Scaduto, che gli propose la professione forense. Per vocazione, nel 1930 partecipa ai concorsi per uditore giudiziario di Tribunale e di Pretura; quindi presta servizio a Palermo, poi nelle Preture di Villarosa e di Riesi, vivendo la realtà della questione meridionale tra le due guerre. Al Tribunale di Trapani è giudice istruttore nei procedimenti per delitti di banditismo e sangue, quando i detenuti dovevano essere interrogati nelle carceri di Favignana, della Colombaia e nella fortezza di Pantelleria. Nel 1933 supera il corso di allievo ufficiaIe, diretto dal futuro generale Annibale Bergonzoli; riprende quindi l'attività nel Tribunale di Palermo e poi nei Tribunali militari della VII Armata ad Asti e della IV Armata a Palermo. Fu prigioniero di guerra in Algeria e Francia; al rimpatrio, nel 1944, viene nominato reggente della Procura militare di Palermo, di cui riorganizza gli uffici nei palazzi Rudinì e S. Elia. Come Pubblico Ministero celebra notevoli ed interessanti procedimenti che assumono rilevo anche nella stampa nazionale, come la requisitoria del 1946 nel processo per i fatti della insurrezione armata di Catania del 14 e 15 dicembre 1944, concluso dopo il referendum istituzionale con l'applicazione dell'amnistia per gli imputati. Riprende il servizio di magistrato ordinario e, dopo il concorso del 1948, fù assegnato alla Procura Generale della Corte di Appello di Palermo. E' del 1950 la requisitoria nel primo procedimento, presso la Corte di Assise di Trapani, contro i giovani gregari della banda di Salvatore Giuliano. Dell'anno successivo quella del primo maxi processo del dopoguerra, contro Ariolo ed altri 146, protrattosi per sole 56 udienze: allora la legge non prevedeva termini per la carcerazione preventiva e il procedimento, nonostante la complessità venne presto definito. Dopo l'emanazione del nuovo ordinamento delle Corti di Assise del 1951, fu destinato come rappresentante del P. M., oltre che a Palermo, anche alle Corti di Assise di Agrigento, Trapani e Termini Imerese. Consigliere di Cassazione nel 1963 e titolare della prima Sezione della Corte di Assise di Palermo, il 14 novembre del 1969, nel processo contro Di Maio e altri, pronuncia la sentenza con cui, per la prima volta, la mafia è descritta e qualificata come "una associazione per delinquere". Il Procuratore Antonio Barcellona nella relazione di apertura dell'anno giudiziario 1971 darà un grande rilievo al fatto, considerato che il tempo dell'antimafia era ancora lontano. Nobile divenne Procuratore Generale presso la Corte di Appello di Messina in una fase socio-politica molto conflittuale e le sue relazioni per gli anni 1976 e 1977 vennero tenute in grande considerazione dalla stampa e dal Consiglio Superiore della Magistratura, per la larghezza di vedute e le novità di indirizzo. Più volte presidente della sezione di Palermo della Associazione Nazionale Magistrati, cura e relaziona nei convegni su "I giudici e la libertà del cittadino", "Magistratura e potere politico", "La riforma dell'ordinamento penitenziario". Il 16 febbraio 1975 la sezione aderisce al primo sciopero nazionale dell'Ordine giudiziario. Fu a lungo anche presidente della sezione di Palermo della Associazione nazionale giuristi cattolici italiani: egli stesso ne aveva promosso l'istituzione su sollecitazione di Mario Berri. Concluse la carriera di magistrato ordinario a capo della Procura della Corte di Appello di Messina il 24 febbraio 1977, ricevendo il titolo di Procuratore Generale Onorario della Corte di Cassazione e l'onorificenza di Cavaliere di Gran Croce al merito della Repubblica. Aveva il grado di Maggiore ausiliario della giustizia militare dal 1963; fu insignito della Croce al Merito per aver partecipato, dopo l'otto settembre 1943, alla guerra di liberazione. La sua attività giudiziaria è documentata dal fascicolo personale depositato presso l'Archivio di Stato a Roma. Nobile, appassionato di storia e delle tradizioni di Palermo e della Sicilia fin da giovane, si dedicò anche alla ricerca, pubblicando scritti tra cui il saggio "Celebrando l'unità d'Italia - Il sentimento unitario della rivoluzione siciliana del XII gennaio 1948", più tardi ripubblicato dal "Mattino di Sicilia" di Palermo del 1948, nei numeri da 11 a 15.