Sarabanda

dal 11 Marzo 2025 al 16 Marzo 2025

Teatro Biondo: Debutta "Sarabanda" con la regia di Roberto Andò

Argomenti

Cos'è

Debutta al Teatro Biondo di Palermo, martedì 11 marzo alle ore 21.00, Sarabanda di Ingmar Bergman nella traduzione di Renato Zatti, con la regia di Roberto Andò. Protagonista uno straordinario cast di interpreti: Renato Carpentieri, Alvia Reale, Elia Schilton, Caterina Tieghi. Coprodotto da Teatro di Napoli - Teatro Nazionale, Teatro Nazionale di Genova e Teatro Biondo di Palermo, lo spettacolo replica fino a domenica 16 marzo. Le scene e le luci sono di Gianni Carluccio, i costumi di Daniela Cernigliaro, le musiche di Pasquale Scialò, il suono di Hubert Westkemper.«Sarabanda – spiega Andò – è il film-testamento di Ingmar Bergman. Il grande regista lo girò nel 2003 con una telecamera digitale, affidandolo a due attori simbolo della sua filmografia come Erland Josephson e Liv Ulmann. È concepito in dieci scene in cui, volta per volta, si avvicendano due dei quattro personaggi che ne compongono il disegno. Una struttura musicale che allude alla sarabanda, una danza per coppie solenne e lasciva che venne proibita nella Spagna del sedicesimo secolo, per poi essere adottata da grandi compositori come Bach o Handel». In questa sorta di testamento artistico, il maestro svedese torna a parlare dei protagonisti di Scene da un matrimonio diventati, trent’anni dopo, più maturi ma anche più spietati. Il loro è un ultimo confronto che, in presenza di un figlio e di una nipote, evidenzia le molteplici sfumature delle relazioni umane e familiari e la loro capacità di generare rimpianti, rimorsi, rancori. Il mistero dell’amore e dell’odio, l’ineluttabile conflitto tra genitori e figli, tra indifferenza e attaccamento morboso, la vecchiaia, l’angoscia degli “ultimi giorni”, lo scenario della vita, “troppo grande” per la debolezza umana, sono i temi di questa Sarabanda, danza lenta e severa in cui le coppie si formano e si disfano: dieci scene, dieci dialoghi in cui i personaggi s’incontrano a due a due, per sciogliersi definitivamente nell’esecuzione di padre e figlia della omonima suite bachiana. Un testo scomodo nella sua cruda onestà, ma il cui vero messaggio non è affidato alle parole, ma ai silenzi e ai gesti: alla tenerezza di un abbraccio, di un tenersi per mano, di un denudarsi accettando di rivelare l’uno all’altro la fragilità di corpi segnati dal tempo e dal peso di vivere. «Il Bergman di Sarabanda – sottolinea ancora il regista – non sembra credere più a nulla, è disperatamente distruttivo, e incatena i propri personaggi a un pessimismo totale sul senso delle relazioni umane».

note di regia

Sarabanda, film-testamento di Ingmar Bergman, è concepito in dieci scene in cui, volta per volta, si avvicendano due dei quattro personaggi che ne compongono il disegno. Una struttura musicale che allude alla sarabanda, una danza per coppie solenne e lasciva che fu proibita nella Spagna del XVI secolo per poi essere adottata da grandi compositori come Bach e Handel. Anche se è ritenuto un sequel di Scene da un matrimonio, Sarabanda è un film del tutto autonomo. La famiglia, la solitudine, l’arte come possibile redenzione, la vecchiaia, la morte sono alcuni dei temi attorno a cui ruotano i dialoghi di quella che si può definire una

vera e propria pièce di teatro, nella quale Bergman non sembra credere più a nulla, è disperatamente distruttivo e incatena i personaggi a un pessimismo totale sul senso delle relazioni umane. Il plot è un pretesto: Marianne va a trovare Johan, il suo ex marito, nella casa isolata dove si è ritirato. Il soggiorno dovrebbe durare pochi giorni e invece si prolunga per alcune settimane. L’animo dell’uomo è inquieto, in rotta col mondo e anche con il figlio Henrik che vive poco distante da lì insieme alla figlia diciannovenne, Karin, promettente violoncellista. L’andamento in cui si incastrano le scene è musicale e i nodi, i conflitti dei personaggi, non sembrano sciogliersi mai, si susseguono irrisolti nella loro brutale drammaticità, anche se a volte sembrano inchinarsi all’ineffabile. La vita è rappresentata nella dimensione di un’angosciante bipolarità – la depressione è il vero tema sul cui è costruito il film – in un’assillante resa dei conti con i fantasmi del passato, con la paura della morte, con il senso di

colpa. È decisivo il valore del silenzio e del gesto. I personaggi si rivelano più in quello che non dicono che in quello che dicono. In Sarabanda ci si parla per ferirsi, o per riferire di ferite passate, senza che sia mai possibile una minima intesa. Come è difficile trovarvi una traccia di speranza. Anche se forse, l’autore sembra affidarla a Karin, la giovane aspirante solista che verso la fine della pièce esprime l’intenzione di liberarsi del padre per entrare nell’orchestra diretta da Claudio Abbado, sperimentando la gioia di suonare con gli altri. Per il resto, regna l’amarezza, il risentimento, l’odio. Come in Festen di Vinterberg, film molto amato da Bergman, non c’è salvezza per la coppia, come non c’è ricomposizione possibile per il filo di trasmissione genitori-figli. Un inferno strindberghiano dove cova solo il disamore, dove non c’è spazio per alcuna trascendenza. Un canto sulla mancanza d’amore che nella sua intensità si rovescia in una spasmodica ricerca d’amore. Un poema sul paesaggio interiore dello sconforto e del congedo dal mondo.

A chi è rivolto

A tutti

Luogo

Teatro Biondo

Via Roma, 258, 90133 Palermo PA, Italia

Ulteriori dettagli

Date e orari

11 Mar

00:00 - Inizio evento

16
Mar

00:00 - Fine evento

durata: 1 ora e 40 minuti senza intervallo

calendario delle rappresentazioni al Teatro Biondo di Palermo, Sala Grande

mar.11 mar. ore 21.00

mer. 12 mar. ore 17.00

gio. 13 mar. ore 17.00

ven. 14 mar.. ore 21.00

sab. 15 mar. ore 19.00

dom. 16 mar. ore 17.00

Ultimo aggiornamento: 07/03/2025, 11:15