Cos'è
La Fondazione Orchestra Jazz Siciliana – The Brass Group continua con successo la programmazione della rassegna Io e il Jazz al Real Teatro Santa Cecilia di cui Franco Maresco, su invito del presidente e fondatore del Brass Group Ignazio Garsia, cura la direzione artistica. Appuntamento martedì 25 marzo alle ore 21.15 con l’incontro dal tema A qualcuno piace FRED. L’America a volo d’angelo nei musical di Fred Astaire.
Franco Maresco, per questo appuntamento di "Io e il jazz" ospita Roberto Giambrone, studioso di danza contemporanea. La parte musicale della serata è rappresentata da Salvatore Bonafede al pianoforte, Vito Giordano Flicorno e tromba, Nicola Giammarinaro Clarinetto e sax tenore, Ernesto Tomasini cantante e attore.
Una grande passione di Maresco, quella per il jazz, nata alla metà degli anni ‘70 proprio durante i concerti al Brass Group, prima allo scantinato di Via Duca della Verdura e in seguito a Palazzo Butera, attualmente sede di un prestigioso museo internazionale, e poi ancora al Teatro Golden. Ed è lo stesso regista che ha ideato questa iniziativa che comprende 11 incontri tra musica, cinema, televisione (“e altre divagazioni”, recita il sottotitolo).
George Balanchine e Rudolf Nureyev, coreografo il primo, grandissimo danzatore il secondo, definivano senza mezzi termini Fred Astaire il più grande ballerino del XX secolo. Ma Fred Astaire è stato anche uno dei talenti artistici più straordinari della storia dello spettacolo, sia in teatro che nel cinema, nonché geniale coreografo, cantante, pianista e batterista. In ognuna di queste pratiche ha raggiunto livelli spesso prossimi alla perfezione.
Franco Maresco interviene nel suo rapporto con il jazz: Maresco e Garsia, due grandi che hanno dedicato la vita alla cultura in simbiosi con il jazz. Ha mai pensato di realizzare un film con una big band? E il Brass Group quanto ha avuto peso nell’ ispirazione dei suoi film?
“I primi musicisti jazz li ho incontrati in carne ed ossa al Brass. Prima li vedevo solo in televisione, come un evento, visto che l’epoca internettiana era lontana. Vederli dal vivo fu esaltante. Assistevo alle performance di Ignazio Garsia che suonava o a volte accompagnava gli ospiti. Mi piaceva come suonava, il suo tocco swing. Cominciai a fare programmi a Radio Palermo Centrale. La mia era una rubrica di jazz, facevo interviste ai protagonisti delle stagioni del Brass e poi le mandavo in onda. Col Brass continuai ad avere rapporti anche quando cominciai a lavorare in televisione. In coppia con Ciprì, dal 1986, collaboravamo con TVM. A quel tempo era più costoso realizzare cortometraggi e allora proponemmo uno scambio a quell’emittente: loro ci mettevano loro a disposizione sofisticate attrezzature e noi realizzavamo dei programmi. Si trattava di contenitori come “Interno Notte”, che conducevo insieme a Umberto Cantone, una sorta di “Fuori orario” di Ghezzi tutto palermitano. Oppure “Jazz, Blues ed altro”, in cui io presentavo dei corti di jazz americani all’epoca dello swing. Spesso costruivo un discorso quanto più possibile organico intorno a questi documenti con grandi artisti come Hank Jones e Benny Golson. Facevamo delle vere e proprie puntate speciali col Brass, qualche volta riprendendo pure la Big Band. Una delle serate che riprendemmo fu quella del 1994, quando la Big Band fu diretta da Clark Terry, colui che era stato, negli anni ’50, un pilastro fondamentale dell'orchestra di Ellington. E non mancammo nemmeno quando arrivò Günter Schuller, uno dei personaggi fondamentali nella storia del jazz, pensiamo solo ai dischi fatti con Miles Davis e con Gil Evans. Venne a Palermo per dirigere “Porgy and Bess” versione Evans – Davis. Con lui, tra gli altri, c’era Paolo Fresu alla tromba e rimanemmo diversi giorni a raccontare con le immagini quell’evento. Documentammo pure i suoi seminari. Questo e tanto altro del passato mi lega a Ignazio Garsia. Il Brass Group ci ha fatto conoscere i grandi che arrivavano qui, indimenticabili maestri come Oscar Peterson e Ray Brown. Per questo mi fa piacere tornare a collaborare al Brass, perché è come tornare a casa. E’ un’oasi nel deserto presente di una Palermo ormai imbarbarita, di un mondo finito. Non ci rimane che il passato da celebrare. Una celebrazione che un giovane, se vuole, può cogliere, con pazienza e dedizione”.