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Periodo di riferimento 2017
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Capitolo 5 - Economia

Il reddito

Il reddito imponibile ai fini delle addizionali all’IRPEF a Palermo è diminuito, dal 2015 al 2016, dell’1,2%, mentre il numero di contribuenti è diminuito dell’1,6%.

Conseguentemente, il reddito medio per contribuente è leggermente cresciuto (è passato da € 26.108,06 a € 26.216,92, +0,4%).

Più basso (e in diminuzione rispetto al 2015) il reddito medio se calcolato sul numero di residenti, pari a € 9.444,02 (-1,1%).

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Grafico 5.1: Reddito imponibile ai fini delle addizionali all’IRPEF per contribuente – confronto con le grandi città italiane

Nel confronto con le altre grandi città italiane, Palermo è fortemente penalizzata: in base al reddito medio per contribuente precede soltanto Catania (cfr. graf. 5.1).

g5.2

Grafico 5.2: Reddito imponibile ai fini delle addizionali all’IRPEF per residente – confronto con le grandi città italiane

Ben più ampie le differenze in base al reddito medio per residente, con le città del sud fortemente penalizzate rispetto alle città del centro-nord (cfr. graf. 5.2).

In base a questo indicatore, la città di Palermo precede soltanto Catania e Napoli; le tre città sono comunque le sole con valori inferiori ai 10.000 Euro.

Il mercato del lavoro

A Palermo, nel 2017, gli occupati, pari a 184 mila, sono aumentati dello 0,8% rispetto al 2016, quando erano 183 mila.

Rispetto al 2007, quando vi erano 211 mila occupati, si registra invece un calo del 12,9%, pari a 27 mila occupati in meno.

Il tasso di occupazione, pari al rapporto fra gli occupati (15-64 anni) e la popolazione residente (15-64 anni), nel 2017 è risultato pari al 40,7%, in aumento di 0,6 punti percentuali rispetto al 2016, ma in diminuzione di ben 5,6 punti percentuali rispetto al 2007.

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Grafico 5.3: Tasso di occupazione (15-64 anni) per grande comune anni 2007-2017

Nei dieci anni in esame, il tasso di occupazione è cresciuto fino al 2009, quando ha raggiunto il 47,3%, e poi ha invertito il trend ed è sceso fino al 40,1% nel 2016, valore più basso dell’intero decennio. Dal 2013 il tasso di occupazione sembra essersi stabilizzato poco sopra il 40%.

Nel confronto con le altre grandi Città, si nota la netta contrapposizione fra le città del centro-nord, con tassi di occupazione che vanno dal 63,8% di Verona al 71,7% di Bologna, e le città del mezzogiorno, con tassi di occupazione che vanno dal 39,3% di Napoli al 48,8% di Bari.

Le tre grandi città siciliane hanno tutte un tasso di occupazione poco superiore al 40%: Catania 40,2%, Messina 40,6% e Palermo 40,7%.

A livello nazionale, il tasso di occupazione nel 2017 è risultato pari al 58%, in Sicilia al 40,6% e in provincia di Palermo al 38,5%.

A fronte della sostanziale stabilità del numero degli occupati, nel 2017 a Palermo i disoccupati sono fortemente diminuiti, passando da 51 mila nel 2016 a 41 mila nel 2017, con un decremento del 20,5%. Si è così tornati, dopo i valori particolarmente elevati registrati nel 2015 e nel 2016, allo stesso valore già registrato nel 2013 e nel 2014.

Rispetto al 2007, quando i disoccupati erano 38 mila, si registra invece un incremento del 7,6%.

Il tasso di disoccupazione, pari al rapporto fra i disoccupati (15-64 anni) e la somma di occupati e disoccupati (15-64 anni), nel 2017 è risultato pari al 18,1%, in diminuzione di 3,8 punti percentuali rispetto al 2016, ma in aumento di 2,9 punti percentuali rispetto al 2007.

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Grafico 5.4: Tasso di disoccupazione per grande comune anni 2007-2017

Nei dieci anni in esame, il tasso di disoccupazione, partito dal 15,2% del 2007, è inizialmente diminuito, fino a toccare il 14,1% nel 2011; negli anni successivi ha invece fatto registrare valori di anno in anno sempre più elevati, fino a raggiungere il 21,9% nel 2016, valore più elevato di tutto il decennio, per poi ripiegare al 18,1% nel 2017

Nel confronto con le altre grandi Città, si nota anche in questo caso una contrapposizione fra le città del centro-nord, con tassi di disoccupazione che vanno dal 5,2% di Bologna al 9,9% di Torino, e le città del mezzogiorno, con tassi di disoccupazione che vanno dal 14,3% di Bari al 34% di Messina.

Il tasso di disoccupazione di Palermo è, fra tutte le grandi città, il quarto valore più elevato, dopo Messina, Napoli e Catania. Ma mentre queste ultime nel 2017 hanno fatto registrare sensibili incrementi del tasso di disoccupazione, Palermo, come già rilevato, ha fatto registrare una diminuzione di 3,8 punti percentuali rispetto al 2016.

A livello nazionale, il tasso di disoccupazione nel 2017 è risultato pari all’11,2%, in Sicilia al 21,5% e in provincia di Palermo al 21,3%.

La popolazione inattiva (tecnicamente “non forze di lavoro”) a Palermo, nel 2017, è aumentata del 2,8%, passando da 215 mila a 221 mila. Tale incremento giustifica in buona parte la sensibile diminuzione dei disoccupati (10 mila in meno) a fronte di una crescita molto modesta degli occupati (mille unità soltanto)

Rispetto al 2007, quando ammontava a 204 mila unità, si registra invece un incremento dell’8,3%.

Il tasso di inattività, pari al rapporto fra la popolazione non appartenente alle forze di lavoro (15-64 anni) e la popolazione residente (15-64 anni), nel 2017 è risultato pari al 50,1% in aumento di 1,7 punti percentuali rispetto al 2016, e di 4,7 punti percentuali rispetto al 2007.

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Grafico 5.5: Tasso di inattività (15-64 anni) per grande comune anni 2007-2017

Nei dieci anni in esame, il tasso di inattività ha fatto registrare nei primi quattro anni valori intorno al 45%, mentre negli anni successivi è balzato intorno al 50%.

Nel confronto con le altre grandi Città, si nota ancora una volta la netta contrapposizione fra le città del centro-nord, con tassi di inattività che vanno dal 23,1 % di Firenze al 31,2% di Verona, e le città del mezzogiorno, con tassi di inattività che vanno dal 38,1% di Messina al 50,1% di Palermo. Nel 2017, infatti, il tasso di inattività registrato a Palermo è il valore più elevato fra  tutte le grandi città, e l’unico in aumento fra le città del mezzogiorno.

A livello nazionale, il tasso di inattività nel 2017 è risultato pari al 34,6%, in Sicilia al 48% e in provincia di Palermo al 50,8%.

L’indice dei prezzi al consumo

A Palermo l’indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività nazionale (NIC) ha chiuso il 2017 in territorio positivo: a dicembre si è registrata una variazione tendenziale (rispetto, cioè, allo stesso mese dell’anno precedente) pari a +0,8% e una variazione congiunturale (rispetto, cioè al mese precedente) pari a +0,4%. Molto vicini i valori registrati a livello nazionale: la stessa variazione congiunturale (+0,4%) e una variazione tendenziale più alta di un solo decimale (+0,9%).

In media d’anno, l’inflazione a Palermo, dopo due anni negativi (-0,1% nel 2015 e -0,2% nel 2016), nel 2017 è tornata in territorio positivo, +1,3%. Positivo anche il dato medio nazionale, +1,2%, dopo che nel 2016 era risultato negativo, -0,1%, per la prima volta dal 1959.

Osservando l’andamento mensile manifestato nel corso del 2016 e 2017 (cfr. graf. 5.6) si può notare come il tasso di variazione tendenziale dell’indice sia partito a gennaio 2016 da un livello pari a 0, e per poi andare in territorio negativo, dove è rimasto per tutto il 2016 (con le sole eccezione di settembre e dicembre). Il 2017 è invece iniziato con un trend decisamente crescente,che ha portato l’indice a +1,9% ad aprile. Nei mesi successivi si è poi registrata una inversione di tendenza, che ha riportato l’indice a +0,8% a dicembre.

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Grafico 5.6: Indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività nazionale. Tassi congiunturali e tendenziali Palermo – Italia gennaio 2016 – dicembre 2017

L’analisi dell’indice dei prezzi al consumo per divisione di spesa, in base alle variazioni registrate in media d’anno nel 2017, evidenzia dinamiche diversificate dei prezzi nei dodici raggruppamenti di prodotto presi in considerazione dall’Istat.

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Grafico 5.7: Variazioni in media d’anno 2017 su 2016 per divisione di spesa

Come è possibile rilevare dal grafico 5.7, a Palermo soltanto in 2 divisioni di spesa nel 2017, in media d’anno, i prezzi sono diminuiti: Comunicazioni (-1,7%) e Istruzione (-5,8%), diminuzione quest’ultima determinata principalmente dall’introduzione delle nuove norme sulla contribuzione studentesca universitaria introdotte con la legge di stabilità 232/2016, che prevedono, tra l’altro, agevolazioni fiscali per gli studenti che appartengono ai nuclei familiari a basso reddito. In altre 2 divisioni di spesa i prezzi, in media d’anno, non sono variati: Mobili, articoli e servizi per la casa e Servizi sanitari e spese per la salute. Nelle rimanenti 8 divisioni di spesa i prezzi, in media d’anno, sono invece aumentati, da un minimo dello 0,1% di Abbigliamento e calzature e Ricreazione, spettacoli e cultura, ad un massimo del 4,2% di Trasporti.

                                                                                                           

Il grafico 5.8 riporta l’andamento degli indici tendenziali per tipologia di prodotto: indice relativo ai beni, indice relativo ai servizi e inflazione di fondo (o core inflation), ovvero indice dei prezzi al netto delle variazioni dei prodotti alimentari freschi e dei beni energetici.

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Grafico 5.8: Tassi tendenziali per tipologia di prodotto gennaio 2016 - dicembre 2017

Il grafico 5.9 riporta l’andamento degli indici tendenziali per frequenza di acquisto:

- Prodotti ad alta frequenza di acquisto: generi alimentari, bevande alcoliche e analcoliche, tabacchi, spese per l’affitto, beni non durevoli per la casa, servizi per la pulizia e la manutenzione della casa, carburanti, trasporti urbani, giornali e periodici, servizi di ristorazione, spese di assistenza

- Prodotti a media frequenza di acquisto: spese di abbigliamento, tariffe elettriche, tariffe relative all’acqua potabile e allo smaltimento dei rifiuti, medicinali, servizi medici e dentistici, trasporti stradali, ferroviari, marittimi e aerei, servizi postali e telefonici, servizi ricreativi e culturali, pacchetti vacanze, libri, alberghi e altri servizi di alloggio

- Prodotti ad alta frequenza di acquisto: elettrodomestici, servizi ospedalieri, acquisto dei mezzi di trasporto, servizi di trasloco, apparecchi audiovisivi, fotografici e informatici, articoli sportivi

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Grafico 5.9: Tassi tendenziali per frequenza di acquisto gennaio 2016 - dicembre 2017

Nel grafico 5.10 sono riportati i tassi di variazione tendenziale dei prezzi al consumo registrati nelle città capoluogo di regione[1] a dicembre 2017.

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Grafico 5.10: Tassi tendenziali dicembre 2017 nelle 20 città capoluogo di regione

Le banche

Al 31 dicembre 2017 risultano operanti a Palermo 195 sportelli bancari, con una diminuzione di 12 sportelli rispetto al 2016. Estendendo l’analisi al decennio 2007-2017, il numero di sportelli, pari a 236 nel 2007, ha mostrato un trend crescente fino al 2009, quando ha raggiunto il numero di 244. Negli anni successivi, invece, il numero di sportelli è iniziato a diminuire, fino a raggiungere – come già detto – il numero di 195 nel 2017 (-17,4% rispetto al 2007).

I depositi bancari nel 2017 ammontano complessivamente a 7.716 milioni di Euro (+0,4% rispetto al 2016), pari a 11,5 mila Euro per abitante, mentre gli impieghi ammontano a 7.372 milioni di Euro (-5,3% rispetto al 2016), pari a 11 mila Euro per abitante.

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Grafico 5.11: Sportelli bancari, depositi e impieghi dal 2007 al 2017

Le compravendite immobiliari

Nel 2017 si sono registrate a Palermo 5.110 compravendite di immobili residenziali, valore in aumento di 315 unità (+6,6%) rispetto al 2016.

Il risultato del 2017 conferma la ripresa del mercato immobiliare residenziale cittadino, che - dopo anni di continue diminuzioni – a partire dal 2014 ha fatto registrare un’inversione di tendenza.

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Grafico 5.12: Compravendite di immobili residenziali a Palermo dal 2012 al 2017

Nel confronto con il 2012, il mercato immobiliare residenziale fa registrare nel 2017 un incremento del 28,6%.


  • [1] Per la Calabria, viene riportato il dato di Reggio Calabria

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